Quante persone mi son capitate alla ricerca della Rimini di Federico Fellini!!!
Oppure alla ricerca delle atmosfere evocate in Amarcord o in altre pellicole.
Una signora che mi aveva detto di voler scrivere un libro sul grande artista, in Piazza Cavour ad un certo punto è sbottata ululando ad alta voce (ma col sorriso sulle labbra altrimenti forse le avrei mozzicato un orecchio): “Ma insomma, io voglio vedere un personaggio felliniano!!”.
Certo, durante le visite guidate aiuto a scoprire i luoghi realmente frequentati da Federico, le scuole, la chiesa dove è stato battezzato, la casa natale e quelle dove ha vissuto in seguito, la stazione ferroviaria da cui è partito per Roma, i luoghi ricostruiti in Amarcord (e non solo), le piazze, il corso, i personaggi raccontati … molto utile anche il racconto che fa il regista nel libro “La mia Rimini” anche se, a volte, non sai se è tutto vero oppure c’è qualche inserto fantasioso visto che, come ripeteva spesso il suo grande amico e coetaneo Alberto Sordi, “Federico è un grandissimo bugiardo” per poi aggiungere “però c’ha nà capoccia così” per dire che era veramente un genio.
Ma siamo sempre sul filo del racconto e della narrazione. Bello ed interessante ma le atmosfere sono altro.
Il dilemma è che i tempi sono cambiati e non di poco. In un secolo la vita quotidiana è cambiata in un modo che in altre epoche avrebbe richiesto non meno di mille anni.
E siamo qua a capire come muoverci per (come diceva il grande Tonino Guerra) attendere la nostra anima.
Però qualche tentativo per immergerci in un’altra epoca possiamo farlo, anche se questa è la mia personale opinione ed esperienza.
Primo: il luogo felliniano per eccellenza è il Grand Hotel e nulla vieta di entrare e prendersi un caffè al bar interno. Respirando profondamente guardandosi intorno.
Secondo: una passeggiata lungo il molo (la palata) o lungo il bagnasciuga a scelta durante una giornata autunnale contrassegnata dalla nebbia oppure in una giornata ventosa. Nei 12 film di Fellini che ho visto ‘il suono’ del vento non manca mai e questo non può che essere legato ai luoghi ‘marini’ che frequentava a Rimini da ragazzino.
Terzo: farsi una passeggiata nel cuore della notte in centro storico. Per cuore della notte intendo dopo l’una e prima delle cinque. Quando lo facevo da ragazzo, improvvisamente spuntavano fuori come funghi dopo una pioggia abbondante, personaggi che parevano arrivare direttamente da un film di Federico Fellini. E godersi la città senza essere assillati dalle tante presenze è davvero impagabile. Chissà se funziona ancora …
Ad ogni modo, un pataca simbolo di riminesità e romagnolità si può trovare, basta usare bene ed intensamente i sensi … buona caccia !!
Cristian
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